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L’impero cinese in Africa, a che punto è la colonizzazione?

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strong>La Cina varca il continente Africano. Quello che potrebbe sembrare un pensiero puramente utopico invece è un dato di fatto. Pechino si interessa dei paesi africani già da molti decenni, disposta quato non mai ad investire, a condonare ed organizzare l’assetto sociale di buona parte del continente.

Vogliamo parlare delle ricchezze naturali e fonti energetiche che ognuno di questi paesi africani possiede? Il Petrolio dell’Angola, Sudan e Nigeria, il cotone da Benin, Togo, Mali e Camerun, legnami da Guinea Equatoriale, Gabon e Liberia, cobalto dalla Repubblica democratica del Congo, platino, oro e diamanti da Zimbabwe e Sudafrica, uranio dal Niger. L’impero Cinese non punta all’africa di certo per sfamarla. In Africa esistono però alcuni stati che no interagiscono con la cina popolare: Gambia, Sao Tomé e Principe, Swaziland, Burkina Faso e Malawi, una misera percentuale rispetto ai 54 paesi che collaborano con Pechino. A questo punto si può pensare ai “benefici” che il vecchio continente ricava dall’invasione cinese: investimenti in infrastrutture, dalle dighe e gli impianti idroelettrici alla realizzazione di oleodotti strade e ferrovie, dalle telecomunicazioni alla costruzione di stadi e palazzi statali, e non poteva mancare una grande importazioni di prodotti made in Cina, tanto per cambiare.

Chi si è venduto l’Africa alla Cina? Solo dal 2006 si è cominciato ad intravedere qualcosa, fino ad allora Pechino non voleva svelare i piani decennali della sua trasferta in Africa. Uno dei documenti più importanti che attestano l’effettiva presenza di cinesi in territorio africano, fu pubblicato dal governo cinese nel mese di gennaio dello stesso anno, un documento programmatico ufficiale: “la politica della Cina in Africa”. Dopo qualche mese Pechino ospita in pompa magna il vertice Cina-Africa, che porta nella capitale cinese 48 tra capi di Stato e di governo di tutti i paesi che hanno rapporti con Pechino. Ma le cose tra i due stati in origine solidali ed amichevoli, cambiano radicalmente nel giro di pochi decenni. Ecco spuntare la potenza del grande impero cinese alle prese con le concessioni petrolifere ed agli ingenti investimenti cinesi nelle infrastrutture di molti paesi africani.

Dal summit di Pechino la cina ne è uscita vincitrice. Sono stati creati canali molto ramificati tra i due continenti e tutto a favore dell’impero cinese. Miliardi di dollari sono stati finanziati per incoraggiare le compagnie cinesi ad investire in Africa. Tutto questo ha comportato un cambiamento geo-politico dell’intero continente, come dire sono entrati in maniera gentile ed adesso si ritrovano a gestire e dominare l’economia locale favorendo la diffusione della loro. La capitalizzazione cinese in terra d’Africa sta stravolgendo velocemente il paesaggio di molte capitali africane. Ferrovie in Angola, Nigeria e Botswana, strade e dei ponti eretti in Ruanda, autostrada in Etiopia e buona parte della rete dei trasporti dello Zimbabwe.

Evidenziare gli effetti negativi sul dominio cinese in Africa non è cosa semplice, esistono ancora molti fantasmi da scoprire che Pechino si tiene ben nascosti. Nonostante questo, la Cina ha una forte presenza nelle banche africane e molto spesso ospita le loro conferenze sul suolo cinese. Per rendere ancora più forte la presenza in Africa la Cina punta ed investe nelle comunicazioni digitali. L’obiettivo è molto chiaro: riuscire ad entrare nello strato popolare africano, plasmare le menti attraverso le telecomunicazioni, basta solo pensare che in alcuni stati esistono persone che sono state elette sindaci o ministri soltanto perchè possedevano le televisioni. Qualcosa suona di familiare.


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